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Trapani Calcio

Trapani, la sfida del girone A: una questione di costi o di competitività?

Serie C

Il recente annuncio del presidente del Trapani Calcio, Valerio Antonini, ha sollevato un acceso dibattito, soprattutto fra i tifosi della squadra granata. Antonini ha infatti manifestato la volontà di iscrivere la squadra al girone A della Serie C, nonostante il criterio geografico suggerirebbe l’inserimento nel girone C.

La motivazione addotta dal numero uno del club siciliano risiede nei costi di trasferta. Secondo Antonini, sarebbe più economico per il Trapani raggiungere in aereo le regioni del Nord Italia, come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, piuttosto che affrontare lunghi spostamenti verso le località pugliesi o lucane del girone C.

Questa scelta, a detta del presidente, eviterebbe al club di “svenarsi” per sostenere le spese di trasferte particolarmente dispendiose, situazione che, sempre secondo Antonini, rappresenterebbe una delle cause principali dei frequenti fallimenti delle squadre del Sud rispetto a quelle del Nord.

La richiesta del Trapani non è una novità assoluta nel panorama calcistico italiano. Negli ultimi dieci anni, infatti, club come Lecce, Siracusa e proprio lo stesso Trapani dell’era Morace hanno già disputato il girone A della Serie C, nonostante la loro collocazione geografica.

Tuttavia, la decisione finale spetta alla Lega Pro, l’organo competente per la composizione dei gironi. In passato, richieste simili sono state spesso respinte sulla base del principio di territorialità, volto a garantire una gestione logistica più efficiente delle competizioni.

La questione sollevata da Antonini, quindi, non riguarda solo gli aspetti economici, ma anche il delicato equilibrio tra competitività e sostenibilità finanziaria delle società calcistiche.

Da un lato, l’iscrizione al girone A potrebbe effettivamente tradursi in un risparmio sui costi di trasferta per il Trapani, garantendo al club una maggiore stabilità economica nel breve periodo.

Dall’altro, però, la scelta di derogare al criterio geografico potrebbe aprire la porta a una serie di richieste analoghe da parte di altre società, con il rischio di compromettere la logica organizzativa dei gironi e creare situazioni di disparità di trattamento.

Inoltre, non va sottovalutato l’impatto che la scelta del girone potrebbe avere sulla competitività della squadra. Affrontare sistematicamente trasferte più brevi potrebbe rappresentare un vantaggio rispetto alle altre formazioni del girone, alterando l’equilibrio della competizione. Chi ne gioverebbe senz’altro sarebbero i tantissimi trapanesi che vivono al Nord o negli stati di confine come Francia e Svizzera che potrebbero avere la possibilità di seguire numerosi i propri beniamini in giro fra Lombardia, Piemonte e Veneto.

In conclusione, la richiesta del Trapani solleva interrogativi complessi, che vanno oltre la semplice questione dei costi di trasferta. La Lega Pro dovrà valutare attentamente tutte le implicazioni, cercando un equilibrio tra le esigenze delle singole società e la necessità di preservare l’integrità e l’equità del campionato.

Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere scrivendo un commento qui sotto.

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